Barnabas

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Rimpianti

Vincere l’orgoglio per tornare a sognare

In Kenia lavorava alla reception di grandi alberghi e come accompagnatore turistico…
e che tour!

Lì erano safari, quelli che tutti sogniamo di riuscire a fare una volta nella vita, eppure…
Il suo passato drammatico, quello che lo ha segnato dall’infanzia, non ha mai smesso di inseguirlo.

Il passato di un bambino nato in una famiglia numerosa, povera ma onesta e forse ingenua, che non poteva permettersi di farlo crescere bene e soprattutto di farlo studiare. La decisione dei genitori di affidarlo, senza alcuna spiegazione a lui, alle cure di un ricco signore francese emigrato in Kenia per affari. Una storia di opportunità (lo studio, sì, effettivamente, e poi il lavoro) ma anche di abusi (il benefattore/orco!), la sudditanza psicologica di un bambino cresciuto nell’ambiguità dalla quale, da adulto, infine, forse inconsapevolmente, vuole liberarsi.

E così risponde al richiamo delle sirene: una donna italiana lo convince ad entrare in affari con lei e con altri due Italiani in un’attività commerciale tra Kenia e Italia. L’ambizione e il miraggio di una vita agiata lo portano nel nostro paese, nel 2005, non sui barconi ma in aereo, perché allora aveva il denaro per farlo.
Quante illusioni tradite: le cose non vanno affatto come aveva sognato, i soci lo ingannano, perde il denaro che aveva investito, il permesso turistico scade ma lui non trova il coraggio di tornare indietro sconfitto. Brutto consigliere l’orgoglio. Qui vita dura, lavori sempre estemporanei, al sud come al nord.

Ma nelle Puglie trova ascolto e appoggio in brave persone che lo aiutano a ottenere un permesso di soggiorno offrendogli un lavoro modesto. Resta lì fino al 2016, quando la piccola attività chiude: è di nuovo in ginocchio. Il lavoro in Italia non si trova più, i pochi risparmi finiscono presto. Di nuovo, l’orgoglio gli impedisce di accettare la sconfitta e fare ritorno in Kenia, troppo tempo è passato. Forse a Como, “città di frontiera”, le opportunità sono maggiori, magari trovando un lavoro in Svizzera. Non se ne parla, e per fortuna la Polizia lo indirizza ai servizi della Rete per la grave marginalità: è inverno e viene accolto in “Emergenza freddo” , trova poi sostegno al Don Guanella.

Ora è custode in un centro di seconda accoglienza ma a fine anno il centro chiuderà e per allora dovrà aver trovato un’altra soluzione. Le sue competenze e la conoscenza delle lingue straniere gli potrebbero offrire ben altre possibilità, magari in un grande albergo. Anche per lui la Rete è stata un’ancora di salvataggio, ma determinante è stata la voglia di tornare a farcela, la capacità di accettare tanti bagni di umiltà e vincere il suo orgoglio, la pazienza.

Ha due sogni: avviare un’attività di massaggiatore sportivo e olistico (ha un diploma) e , più tardi, quando si apriranno bandi della Regione Lombardia, tornare a fare l’accompagnatore turistico (ha già seguito un corso ad hoc anche in Italia)…
magari per gruppi di Italiani vacanzieri che cercano l’ebbrezza di un safari in Africa!

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